Lo spreco di prodotti alimentari cresce “in Italia del 45,6%: in altre parole significa che ogni settimana finiscono nel bidone della spazzatura ben 683,3 grammi di cibo pro capite”
In vista del prossimo G7 Agricoltura che si terrà a Siracusa dal 26 al 28 settembre, l’Osservatorio internazionale Waste Watcher ha dedicato un’analisi dettagliata dei comportamenti dei Paesi del G7 rispetto allo spreco alimentare. Lo studio ha analizzato le abitudini e le scelte di Italia, Usa, Canada, Regno Unito, Germania, Francia e Giappone rispetto alla prevenzione di questa pratica, valutandone la capacità di saper gestire tutta la catena di approvvigionamento: dalla produzione al consumo.
La ricerca dimostra che i Paesi del G7 hanno attenzionato il problema dello spreco alimentare pensando anche a politiche pubbliche per contrastarlo. Questi hanno puntato su campagne di sensibilizzazione e sull’aumento della consapevolezza per aiutare a comprendere meglio come gestire l’acquisto e il consumo di cibo, ma i dati non sono comunque incoraggianti. A livello globale buttiamo via un terzo del prodotto dei campi, con un enorme sperpero di risorse ambientali ed economiche. Si stima che vengano sprecate circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo ogni anno.
Come si comportano i Paesi del G7 per contrastare lo spreco alimentare? Nel rapporto 2024 Waste Watcher “Spreco alimentare nei G7” si legge che nel 2024 lo spreco di prodotti alimentari cresce “in Italia del 45,6%: in altre parole significa che ogni settimana finiscono nel bidone della spazzatura ben 683,3 grammi di cibo pro capite (rispetto ai 469,4 grammi rilevati nell’agosto 2023). Nella top five dei cibi più sprecati troviamo la frutta fresca (27,1 g), le verdure (24,6 g), il pane fresco (24,1 g), le insalate (22,3 g), cipolle/aglio/tuberi (20 g). Vale a dire i prodotti principe della Dieta Mediterranea“. Gli italiani buttano via oltre 35 chili di cibo all’anno, almeno un quintale a famiglia.
Uno dei motivi principali per cui gli italiani gettano via tanto cibo è la cattiva gestione della spesa: si acquistano troppi prodotti e ne vengono consumati meno e il resto finisce nella spazzatura.
Andrea Segrè, Direttore scientifico Waste Watcher International, afferma: “In Italia l’incremento dello spreco alimentare a livello domestico è preoccupante. Non solo per l’aumento percentuale rispetto all’analoga rilevazione di WWI del 2023, ma soprattutto dalle cause che lo hanno determinato come un abbassamento della qualità dei prodotti acquistati. Gli italiani hanno ancora poca consapevolezza di come fruire al meglio gli alimenti disponibili, dalla conservazione alla pianificazione degli acquisti, dimostrando ancora una volta la necessità di intervenire a livello istituzionale sull’educazione alimentare“.
Tuttavia il Paese mostra piccoli margini di miglioramento: il 59% di un campione di intervistati ha dichiarato di consumare cibo prossimo alla scadenza e il 55% ricorre al congelamento per prolungarne la durata. Tuttavia, la disponibilità a donare cibo cucinato in eccesso e ad acquistare grandi quantità di cibo per surgelarlo è inferiore.
In Giappone lo spreco di frutta e verdura è particolarmente basso soprattutto a causa del costo eccezionalmente elevato di questi prodotti. Nel 2023 Germania registrava il più alto livello di spreco alimentare dell’Eurozona (512,9 g/settimana).
Il Regno Unito è uno dei Paesi più attenti al problema degli sprechi. Diverse organizzazioni promuovono l’educazione alimentare, invitando famiglie e imprese ad adottare un comportamento adeguato rispetto al consumo e alla gestione di prodotti alimentari. Dal 2021 il Canada sta promuovendo strategie per contrastare il problema grazie a finanziamenti per innovazioni e incentivi fiscali che hanno portato a un aumento delle donazioni di cibo. Inoltre diverse associazioni e organizzazioni si sono impegnate affinché i consumatori avessero più chiaro il concetto di pianificazione e il significato delle etichette fronte pacco. Nel 2021, ReFED ha stimato che negli Stati Uniti viene sprecato circa il 48% delle eccedenze alimentari. I consumatori sono comunque impegnati in azioni individuali di contrasto allo spreco.
La Francia e la Spagna sono tra i Paesi che si stanno impegnando di più per prevenire l’aumento dello spreco alimentare. Il primo ha adottato la legge Garot del 2016 che vieta ai supermercati di buttare via il cibo invenduto, incoraggiando anche le donazioni alimentari.
“Se l’aumento dello spreco preoccupa” commenta Lino Enrico Stoppani vice presidente vicario di Confcommercio “occorre investire con maggiore convinzione sull’educazione alimentare resistendo alla tentazione di introdurre nuovi obblighi a carico delle imprese come suggerito in alcune delle proposte in corso di esame in Parlamento. Ormai tutti i ristoratori sono attrezzati per consentire ai clienti di portare a casa il cibo avanzato durante i pasti mentre, per incrementare le donazioni di cibo avanzato negli esercizi commerciali, la via maestra è la riduzione degli oneri burocratici e la riduzione della TARI.”
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