Gli elettori potrebbero usare questa occasione per esprimere il proprio dissenso verso le politiche dell’amministrazione Biden a Gaza
Si tengono oggi, 27 febbraio, le primarie democratiche nello Stato americano del Michigan. Costituiscono una sfida significativa per il presidente americano Joe Biden dopo che la gestione del conflitto nella Striscia di Gaza da parte della sua amministrazione ha suscitato proteste da parte di attivisti, cittadini e persino di dipendenti del governo federale.
Nonostante questo, sembra che Biden abbia di fronte una vittoria quasi assicurata nello Stato del Michigan, visto il successo già incassato durante le elezioni primarie che si sono tenute nelle ultime settimane in Stati come il New Hampshire, la Carolina del Sud e il Nevada. Tra gli avversari dell’attuale presidente degli Stati Uniti figurano il deputato del Minnesota Dean Phillips, imprenditore 54enne, e la attivista e scrittrice Marianne Williamson, 71 anni, che ha sospeso la sua campagna elettorale il 7 febbraio.
Tuttavia, queste primarie costituiscono comunque un test significativo in vista delle elezioni generali. Gli elettori del Michigan, e in particolare la consistente comunità arabo-americana, potrebbero utilizzare questa occasione per esprimere il proprio dissenso nei confronti delle politiche adottate dall’amministrazione Biden riguardo il conflitto tra Israele e Hamas, che ha già provocato decine di migliaia di vittime tra i civili.
Infatti, di recente diversi attivisti e organizzazioni si sono rivolti alla cittadinanza per invitare gli elettori a selezionare l’opzione “uncommitted” sulla scheda elettorale durante le votazioni. Questa scelta consentirebbe ai cittadini di segnalare la propria preferenza al Partito Democratico, senza però esprimere sostegno a nessuno dei candidati attualmente in lizza.
A coordinare l’iniziativa è il movimento “Listen to Michigan”, e la campagna ha ricevuto il sostegno di diverse personalità politiche, tra cui la deputata di origine palestinese Rashida Tlaib e Abdullah Hammoud, sindaco di Dearborn, la città con la più grande comunità araba negli Stati Uniti. “Listen to Michigan” ha organizzato varie manifestazioni per contestare le politiche del governo federale in Medio Oriente e ha lanciato una campagna telefonica mirata a raccogliere almeno 10 mila voti che sostengano l’opzione “uncommitted”.
“E’ importante creare un blocco elettorale, qualcosa come un megafono con cui dire ‘quando è troppo è troppo’, non vogliamo un Paese che sostiene guerre, bombe e distruzione, vogliamo sostenere la vita, ogni singola vita uccisa a Gaza”, spiega infatti Rashida Tlaib.
“Non è una campagna anti-Biden, è un voto umanitario, un voto di protesta, un voto per spiegare a Biden e alla sua amministrazione che noi crediamo nel salvare le vite”, spiega alla Cnn Layla Elebad, attivista dem. Listen to Michigan non è nemmeno l’unica iniziativa di questo tipo: vi sono anche “Abandon Biden” e “Our revolution”.
“E’ importante non perdere di vista il fatto che ogni voto non dato a Joe Biden sostiene un secondo mandato di Trump”, sottolinea Gretchen Whitmer, governatrice del Michigan co-presidente della campagna Biden per il 2024. Nel 2016 infatti Trump ha conquistato lo Stato con un margine sottile, intorno ai 10 mila consensi: lo stesso numero di elettori che, secondo gli organizzatori della campagna “Listen to Michigan”, voterà “nessuno” in queste primarie.
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