La piazza torna islamista
In piazza Tahrir sono tornate le milioniye, manifestazioni di centinaia di migliaia di persone. Questa volta, però, il loro colore è decisamente islamista. Ieri, infatti, Fratelli Musulmani e salafiti hanno mantenuto la promessa e sono scesi in piazza a protestate contro le candidature alla Presidenza di vari uomini di Mubarak, Omar Suleyman e Ahmed Shafiq in testa. La milioniya “per proteggere la rivoluzione”, ha visto la confluenza massiccia di islamisti provenienti un po’ da tutte le provincie del paese, trasportati al Cairo dalla consueta rete di pulmann e microbus che sempre si attiva in queste occasioni. C’erano i Fratelli Musulmani e anche i sostenitori del salafita Hazem Abu Ismail (soprannominati gli Hazemoon).
La piazza islamista ha gridato forte duri slogan contro Tantawi e il governo militare, slogan che i loro compagni laici avevano iniziato a urlare almeno fin da giugno 2011, attirandosi ire e insulti proprio degli islamisti. Ma ora tutto ciò è dimenticato: le manifestazioni non sono più haram e i dimostranti non sono più né baltagheya né burattini nelle mani di potenze straniere. Perché sono islamisti, certo. Tuttavia, i gruppi rivoluzionari laici non hanno affatto dimenticato. Per tale motivo, la stragrande maggioranza di loro si è rifiutata di partecipare alla milioniya indetta dagli islamisti, annunciandone invece un’altra per venerdì 20 aprile. Milioniye separate, d’ora in poi? Forse no, perché gli islamisti redenti intendono unirsi anche loro a quella del 20 aprile, se le loro richieste, nel frattempo, non saranno accolte. I laici li accoglieranno con freddezza, ritenendo che se la rivoluzione ha preso la piega che ha preso è anche in gran parte colpa del “tradimento” degli islamisti, che hanno abbandonato la piazza prima che le sue richieste basilari venissero accolte, abbagliati dalla possibilità di accaparrarsi un po’ di potere (fittizio, come poi è stato dimostrato). Dunque, ora i laici vedono le manifestazioni islamiste come una guerra di potere tra islamisti e militari, non come una reale continuazione della rivoluzione. Ma c’è anche chi è più disponibile verso gli islamisti, ritenendo che solo una piazza unita possa averla vinta sui generali.
Nel frattempo, è già scoppiata la battaglia tra Omar Suleyman e i Fratelli Musulmani, nemici di lungo corso. Il Parlamento ha approvato la legge che vieta l’ingresso in politica agli uomini di Mubarak: l’ex vice Presidente, gli ex primi ministri, gli ex vertici del Partito Nazional Democratico, ma non gli ex ministri (quindi la legge non si applicherebbe ad Amr Moussa). Ma c’è un ma, naturalmente. La legge deve essere approvata dal Consiglio Militare e qui avremo la prova del nove. Omar Suleyman, invece, attacca duro la Fratellanza, accusandola di essere responsabile delle aggressioni armate alle stazioni di polizia durante la rivolta del 25 gennaio. Sotto sotto l’accusa è più sottile e pericolosa: la Fratellanza avrebbe accesso ad armi e forse (come già alluso dal Consiglio Militare) esisterebbe un’ala militarizzata del movimento. E Omar Suleyman, il quale detiene i segreti della nazione (e probabilmente di ciascun egiziano, ironizza qualcuno) minaccia di rivelare altri segreti sui Fratelli Musulmani. Questi ultimi, ovviamente, negano tutto quanto.
Riassumendo, la corsa alla Presidenza a colpi giudiziari procede e si fa ancor più rovente, mentre la politica di piazza torna a far capolino, suggerendo che sia solo l’inizio di una nuova fase di manifestazioni. Allacciate le cinture.
A proposito… Dov’è Mubarak?