L’esperto ha spiegato: “Chi si dovrà eventualmente occupare della gestione di un evento simile” deve fare il necessario “per renderci pronti e non essere un passo indietro rispetto magari ad altri Paesi”
Negli Usa l’influenza A/H5N1 sta colpendo velocemente diverse specie di animali (persino delfini, scoiattoli, puzzole e orsi) e rischia di diventare endemica e in Europa sono stati individuati focolai in 23 Paesi. Cresce l’allarme e l’Oms dichiara : “Serve più sorveglianza“. Gli scienziati temono che il ceppo H5N1 diventi endemico nei bovini, favorendo la diffusione tra gli esseri umani. Ciccozzi: “Evitiamo gli allevamenti intensivi”.
L’analisi
Secondo i ricercatori del Baylor College of Medicine (Houston) “l’analisi del genoma delle sequenze riscontrate nelle acque reflue suggerisce l’origine aviaria o bovina dell’H5N1 ma non è stato possibile escludere altre potenziali fonti, in particolare l’uomo”. Lo studio rileva che “la crescente presenza del virus H5N1 negli animali domestici solleva notevoli preoccupazioni sul fatto che l’adattamento virale a esseri umani immunologicamente fragili possa provocare la prossima pandemia influenzale. L’epidemiologia basata sulle acque reflue (Wbe) è utilizzata per tracciare i virus ed in passato è stata usata per la poliomielite ed è stata recentemente implementata per il monitoraggio di Sars-CoV2 durante la pandemia di Covid“. La popolazione interessata è di milioni di abitanti.
Il virus dell’influenza aviaria H5N1 è stato trovato nelle acque reflue di 9 città del Texas, in corrispondenza a focolai di infezione nei bovini da latte con un caso umano documentato. Questa scoperta, avverte l’infettivologo Matteo Bassetti, dovrebbe essere “un segnale non dico di allarme, ma sicuramente un invito a tenere le antenne dritte, perché qualcosa potrebbe succedere“. “Trovo purtroppo che l’atteggiamento di molti nel nostro Paese sia veramente pericoloso e sbagliato. Abbiamo ancora molta gente che pensa che il Covid sia stato un’invenzione e che quando parliamo di questi problemi lo facciamo soltanto perché ci piace allarmare la gente. Ecco, a fronte di questo atteggiamento, con tanta parte della carta stampata ed evidentemente anche della politica che si sta assumendo delle grandi responsabilità, credo che se dovesse per caso arrivare l’aviaria anche nel nostro Paese cadrebbero tante teste“, ha continuato.
L’Italia è pronta?
L’epidemiologo Gianni Rezza ha evidenziato all’Adnkronos Salute: “Noi dovremmo avere un piano pandemico aggiornato. Credo sia pronto, anche se non ancora approvato, mi sembra. Spero che avvenga presto, chiaramente con un finanziamento adeguato“. “Topol conosce gli Stati Uniti e sa meglio di noi quello che si sta facendo. Ricordo, però, che negli Stati Uniti venne identificato il virus H1N1 nel 2009, che era emerso in Messico e venne identificato in California” e poi in altri Stati, prima di essere dichiarato pandemia. “Mi riesce dunque difficile pensare che i Centri Usa per il controllo e la prevenzione delle malattie o chi per loro non siano in grado oggi di identificare terreni di trasmissione umana”
“Quello che è importante è che si siano fatte delle esercitazioni, che ci siano scorte sufficienti di ciò che serve ed è chiaro che su questo fronte il fatto che ci sia stata una pandemia da poco aiuta, anche nella flessibilità per adattare le esigenze a un’epidemia”. In caso di trasmissione interumana confermata su larga scala “si dovrebbe attivare tutto in termini di risposta: scorte, anche di dispositivi di protezione, piano di distribuzione del vaccino, sistemi diagnostici per identificare prontamente un’eventuale circolazione anche nel nostro Paese. Tutte cose che sono previste anche in questo piano pandemico che spero sia approvato presto e, ripeto, con un finanziamento adeguato“, ha spiegato Rezza.
Potrebbe diventare pandemia?
Sulla possibilità che l’influenza aviaria H5N1 diventi pandemia, l’epidemiologo ha detto: “Sono 20 anni che questo virus circola. Ora circola più frequentemente nei mammiferi, è vero, però si adatterà all’uomo tanto da essere trasmesso in maniera efficiente da persona a persona? Non lo sappiamo. E, pure se fosse, manterrà questa virulenza una volta che si trasmettesse da persona a persona? Gli allarmismi” senza elementi chiari “sarebbero deleteri. Gridare ‘al lupo, al lupo’ fa sì che nel momento in cui qualcosa succede davvero nessuno ci crede. Questo è da evitare, anche perché oggi non è che la gente debba fare qualcosa” per scongiurare eventuali rischi, “o debba spaventarsi per qualcosa particolare. Quello che è importante è che chi deve occuparsene sia pronto“, spiega Rezza.
L’ex Dg Prevenzione del ministero della Salute ed esperto di malattie infettive dell’Iss (Istituto superiore di sanità) ha spiegato che è importante che “chi si dovrà eventualmente occupare della gestione di un evento simile faccia ciò che bisogna fare per renderci pronti e non essere un passo indietro rispetto magari ad altri Paesi. Il problema oggi è, da una parte, evitare l’allarme e dall’altra essere preparati perché non c’è una scadenza delle pandemie“, “Potrebbe succedere un anno o il mese dopo, tanto più che si tratta di virus diversi: Covid era un coronavirus e questa sarebbe un’influenza. Però non è detto neanche che sia H5N1 la causa della prossima pandemia. Se si ricorda, nel 2009 tutti si aspettavano una pandemia d’origine aviaria che venisse da Est e arrivò una pandemia d’origine suina da Ovest. Non fu gravissima, gli anziani erano protetti“.
Rezza: “Non abbiamo per ora un’evidenza di trasmissione dell’infezione da persona a persona”
L’epilogo pandemico non è ancora scritto, ha chiarito Rezza. “Non abbiamo per ora un’evidenza di trasmissione dell’infezione da persona a persona. Il virus non sembra aver fatto quelle mutazioni che lo adattano del tutto all’uomo. Certo, ci sono notizie del fatto che ha circolato prima in un mammifero e dopo in un altro, c’è stato il caso umano segnalato negli Usa, il monitoraggio in corso su altre persone. Di fronte a tutto questo, le domande ci sono. Ma è una fase in cui non ci si deve sbilanciare, non per motivi diplomatici o per essere cauti, ma perché non ci sono degli elementi per dire che c’è una trasmissione in atto o escluderla. E’ logico che chi deve occuparsene deve avere la massima attenzione, non c’è dubbio. Bisogna continuare a monitorare. Il caso di trasmissione interumana può anche verificarsi, ma se il virus non è ben adattato e non si trasmette in maniera efficiente da una persona all’altra, non avremo una trasmissione sostenuta“. Il quadro “si dovrebbe definire e allora vedremo. Si dovrebbe pure, a un certo punto, chiarire il nodo dei casi sospetti. Per ora ci sono tutta una serie di domande che chiedono ancora delle risposte“, ha continuato.