La vigilia dell’epifania cristiana cattolica potrebbe incastrarsi in un tempismo involontario perfetto.
Mentre era in corso il funerale di Papa Benedetto XVI, il Patriarca moscovita Kirill aveva lanciato un appello agli altri fronti del cristianesimo occidentale, affinché potessero tacere le armi nel giorno in cui gli ortodossi celebrano il proprio Natale, il 7 gennaio.
Difficile immaginare uno scenario cinematografico sublime come questo: il 12 settembre 2006 il capo della versione cattolica del culto cristiano aveva esposto una lectio magistralis su fede, ragione e tolleranza citando un passo critico verso Maometto fomentatore della fede imposta con la forza della sharia; nell’attuale clima natalizio di guerra patriarcale, imposta dal culto ortodosso moscovita, e di lutto pontificio, magistralmente celebrato da Papa Francesco, un capo della cristianità chiede il rispetto del proprio culto come espressione di massima tolleranza!
Ed alla pre-vigilia di questa epifania la rivista scandalistica Charlie Hebdo aveva scelto come bersaglio della satira il leader del patriarcato islamico intollerante iraniano, mentre ancora prima erano tornate in auge le polemiche sui presepi esposti in luoghi pubblici, con presunte offese ai fedeli musulmani.
Davvero, riuscite ad immaginare l’incastro epico degno dei poemi patriarcali antichi?
Nel 2006 si era fatto notare a Benedetto XVI che un’autorità pubblica si confronta con altre istituzioni carismatiche e dunque il suo linguaggio avrebbe dovuto improntarsi alla massima prudenza diplomatica.
Al contrario, il principio laico della libertà privata ed individuale non poteva prevaricare sul diritto di feroce satira della testata giornalistica privata contro le varie versioni del Dio patriarcale, misogino, violento, bellicoso, israeliano, romano d’Occidente o d’Oriente, arabo.
La democrazia laica e liberale si dibatte da tempo sul giusto equilibrio e trova una soluzione parziale e lacunosa nel dovere di dare il buon esempio.
Un patriarca moscovita non può chiedere il rispetto del proprio culto quando offende con la guerra il fratello ucraino, in spregio alla parabola evangelica del figliol prodigo summa dell’amore cristiano; il fratello ucraino presuntamente cattivo che, invece di essere accolto dal padre buon pastore, viene brutalizzato dal fratello russo presuntamente buono.
Contemporaneamente, un patriarca romano cattolico non può fare l’elogio della tolleranza religiosa, limitandosi a magnificare le bontà del proprio culto ed appellandosi alla reciprocità per difendere i cristiani perseguitati in terra di Maometto; non può appellarsi, perché la reciprocità falsa ed ipocrita che censura i principi laici impedisce di valutare l’alternativa altrettanto corretta della reciprocità, vale a dire che il patriarca cattolico potrebbe benissimo rimuovere i propri simboli dai luoghi pubblici ed esigere che in terra di Maometto gli uomini politici asserviti al culto islamico facciano la stessa cosa, unica garanzia di tolleranza verso le minoranze religiose!