L’Alta Corte di Giustizia britannica si appresta a valutare l’istanza d’appello presentata dai legali di Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, contro la sua estradizione negli Stati Uniti. Per il giornalista, che da 13 anni porta avanti una battaglia legale con le autorità inglesi, potrebbe essere l’ultima possibilità per fermare la decisione che lo porterebbe ad essere processato negli Usa per 18 capi d’accusa relativi alla pubblicazione su WikiLeaks di registri militari riservati degli Stati Uniti e documenti diplomatici. In caso di respingimento dell’appello, Assange potrebbe essere immediatamente estradato, lasciando come unica opzione il ricorso alla Corte dei Diritti dell’Uomo.
Le battaglie legali di Assange sono iniziate nel 2010, e successivamente ha trascorso sette anni nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra prima di essere portato fuori e incarcerato nel 2019 per aver violato le condizioni della cauzione. Da allora è detenuto in un carcere di massima sicurezza nel sud-est di Londra, dove si è persino sposato.
La Gran Bretagna ha approvato la sua estradizione negli Stati Uniti nel 2022, dopo che un giudice l’aveva inizialmente bloccata per il rischio di suicidio in caso di estrazione.
I suoi avvocati stanno provando a ribaltare la decisione in un’udienza di due giorni davanti a due giudici. I difensori di Assange sostengono che l’accusa è politicamente motivata e segna un attacco alla libertà di parola: è la prima volta che un editore viene accusato ai sensi dell’Espionage Act degli Stati Uniti.
Se Assange riuscisse a vincere questa causa, si terrà una nuova udienza di appello per rivalutare l’estradizione, ma se dovesse perdere, la sua unica opzione per opporsi alla decisione sarebbe quella di appellarsi alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Se estradato negli Stati Uniti, Julian Assange potrebbe subire una condanna fino a 175 anni di prigione.
La scorsa settimana, Stella Assange, moglie di Julian, ha affermato che la decisione è una questione di vita o di morte e che i suoi avvocati si rivolgeranno alla CEDU per un’ingiunzione di emergenza se necessario. “La sua salute è in declino, fisicamente e mentalmente – sono le parole della donna riportate da Reuters – La sua vita è a rischio ogni singolo giorno che trascorre in prigione e se verrà estradato morirà”.
Il fratello di Assange, Gabriel Shipton, ha invece paragonato il fondatore di WikiLeaks ad Alexei Navalny, l’attivista dell’opposizione russa morto in prigione venerdì mentre stava scontando una pena. A sostenere la battaglia di Assange ci sono Amnesty International, gruppi mediatici che hanno lavorato con WikiLeaks e politici nel suo paese natale, l’Australia, tra cui il primo ministro Anthony Albanese, che la scorsa settimana ha votato a favore di una mozione che chiedeva il suo ritorno in Australia.
Il portale WikiLeaks è diventato noto in tutto il mondo per la prima volta nel 2010 quando ha pubblicato un video militare statunitense che mostrava un attacco del 2007 da parte di elicotteri Apache a Baghdad che uccise una dozzina di persone, tra cui due giornalisti della Reuters. Ha poi pubblicato migliaia di file segreti classificati e dispacci diplomatici che mettevano a nudo le valutazioni, spesso molto critiche, degli Stati Uniti sui leader mondiali, dal presidente russo Vladimir Putin ai membri della famiglia reale saudita.
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