Le Prove INVALSI misurano le competenze acquisite dai ragazzi su determinate materie in diversi momenti del loro percorso formativo
Le prove INVALSI servono per fornire un giudizio sullo stato complessivo dell’istruzione di ogni singolo studente italiano: da quando sono state inserite nel 1999 all’interno degli istituti scolastici sono spesso motivo di preoccupazione per tutti gli studenti. Scopriamo insieme cosa sono e a cosa servono!
Partiamo dal nome: INVALSI è l’acronimo per “Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema educativo di Istruzione e di formazione”.
Le prove INVALSI vanno svolte con serietà e sincerità, in quanto strumento fondamentale di valutazione dell’intera struttura di formazione scolastica.
Ogni test presenta una serie di domande, in numero compreso tra venti a trenta, con una possibile tempistica di risposta di 75 minuti.
La prova di matematica comprende aritmetica, algebra, logica, geometria, interpretazione di grafici, figure e dati. Il test di italiano è suddiviso in due sezioni: comprensione del testo (lettura di due brevi brani e risposta a quesiti) e lingua italiana con domande di grammatica.
Perché questi test siano il più sinceri possibile e traducano la reale situazione del sistema scolastico, non sono di valutazione del singolo. Si tratta quindi di una specie di verifica per capire quanto sanno gli alunni, che non viene valutata dai professori.
L’unica eccezione riguarda i test INVALSI sottoposti alle classi III della scuola secondaria di primo livello, che sono parte integrante dell’Esame di Stato.
La prova finale di terza media, infatti, fa parte dell’Esame di Stato ed è strumento di valutazione per:
Il voto conseguito nelle prove INVALSI di italiano e matematica in questo caso va a costituire parte del voto finale. Ogni anno milioni di studenti, in vari momenti della loro carriera scolastica, vengono sottoposti a delle prove INVALSI e così vengono valutate le competenze di base in alcune materie chiave.
Come abbiamo analizzato finora, gli indicatori chiave sono soprattutto quelli ricavati dagli alunni di terza media e di quinta superiore, due snodi vitali all’interno della formazione del singolo.
All’interno di questo contesto si evidenziano forti differenze tra Nord, Centro e Sud con le isole: Nord e Centro raggiungono entrambi percentuali superiori al dato generale:
Dopo l’exploit positivo in Italiano del 2021, l’esito complessivo degli anni seguenti è andato calando e la flessione del 2023 è particolarmente significativa. Purtroppo lo stesso fenomeno si è osservato in inglese, dove la percentuale degli alunni che arrivano al livello prescritto dalle Indicazioni nazionali (il livello A1 del QCER) è scesa dal 94% al 87% nel reading e dall’85% all’81% nel listening.
In termini assoluti la percentuale di alunni che raggiungono i traguardi previsti dalle Indicazioni nazionali, in quinta primaria, oscilla dal 62% (matematica) al 75% (italiano).
Paradossalmente i risultati negli altri ordini di scuola, ancorché più negativi in termini assoluti, hanno un andamento meno preoccupante e, in inglese, come vedremo tra poco, sono invece positivi.
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