«C’è una figura molto importante, si chiamerebbe “Moderator Curiae Romanae”. È una figura che si colloca accanto al Segretario di Stato, in stretta unione con lui, ma diversa dal Segretario di Stato…». Il cardinale Francesco Coccopalmerio, grande canonista che presiede il Pontificio consiglio per i Testi legislativi, lo racconta tranquillo nel suo ufficio affacciato su piazza San Pietro.
Il suo è forse il nome più citato Oltretevere quando si parla della riforma della Curia voluta da Francesco. Il Papa ha nominato un «gruppo» di cardinali da tutto il mondo che si riunirà da ottobre per studiare la riforma della Costituzione Pastor Bonus sulla Curia, ma non partirà da zero. Da settimane si parla della «bozza Coccopalmerio», si racconta che durante le congregazioni generali dei porporati il suo intervento abbia ricevuto un grande consenso: i capi dicastero hanno bisogno di un rapporto diretto e frequente con il Papa, ci vuole più coordinamento tra i «ministeri» e serve maggiore efficienza nella «governance» curiale. Le sue proposte sono più di semplici ipotesi. Come l’idea di una organizzazione analoga a quella che già esiste nelle diocesi maggiori: lo stesso Coccopalmerio, quand’era vescovo ausiliare del cardinale Carlo Maria Martini, creò l’ufficio del «Moderator Curiae» nella diocesi di Milano.
«Qualcosa di simile, ma attenzione: non si intromette tra il Papa e i dicasteri, assolutamente. È colui che fa funzionare la Curia. Se un dicastero ha un compito particolare, ad esempio, è il Moderator a chiedersi di quali strumenti abbia bisogno, se abbia abbastanza personale qualificato e così via. E a organizzare le cose di conseguenza».
«Sono ruoli diversi. La Segreteria aiuta più direttamente il Papa e quella del Segretario di Stato è una figura rivolta all’esterno, si occupa dei problemi della Chiesa universale a fianco del Pontefice. Il compito del Moderator, invece, è limitato alla Curia romana, perché funzioni al meglio».
«Chiedersi se dobbiamo sfoltire non ha senso di per sé. La domanda è: di che cosa ha bisogno il Papa? Dire che la Curia va “alleggerita” tout court è demagogico. Ci possono anche essere settori sottodimensionati. La cosa razionale è domandarsi come renderla più efficiente per un concreto servizio al Papa».
«Il concetto di fondo è che il Papa, per governare la Chiesa, deve compiere una serie di attività: ad esempio, scegliere i vescovi, intessere le relazioni ecumeniche, occuparsi dei consacrati o della famiglia o dei seminari e così via. Il Papa ha moltissime cose da fare e tutte diverse tra di loro. Deve essere aiutato da persone competenti e spiritualmente all’altezza. Ecco, i dicasteri della Curia nascono per questo».
«Quindi è essenziale che ci sia un rapporto costante tra il pontefice e i dicasteri. Il Papa deve sapere quello che ognuno sta facendo, dare il suo giudizio: va bene, non va bene, si potrebbe correggere questo, aggiungere quest’altro. Perché nel momento in cui dice: va bene, fa propria l’attività del dicastero, è il Santo Padre che la compie attraverso le competenze delle persone che lui ha indicato».
«Appunto, è necessario che i capi dicastero possano essere ricevuti dal Papa anche una volta al mese. Che ci sia un rapporto continuo, del resto, è anche l’idea di fondo della stessa Costituzione Pastor Bonus. Ma non basta…».
«È altrettanto essenziale che i capi dicastero si incontrino di frequente tra di loro, alla presenza o meno del Papa: per avere una visione comune di ciò che si sta facendo, coordinare le attività, insomma impostare un lavoro più collegiale. La Curia non dev’essere una palla al piede ma servire il Papa e aiutarlo a fare il suo lavoro!».
«Sì, si potrebbe immaginare anche un piccolo gruppo di cardinali, oltre al Segretario di Stato, che aiutino e consiglino il Papa. Due o tre persone che, a differenza del gruppo cardinalizio appena nominato, siano sempre qui in Vaticano. Ma questa è una cosa che si può fare o meno…».
«Deciderà il Papa. Il gruppo esprime la necessità che il Pontefice sia in contatto e in comunione con gli episcopati delle diverse parti del mondo. Potrebbe essere reso un organismo stabile».
«Può darsi. Dal punto di vista canonico non ci sarebbe alcun problema».
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