“È indispensabile evitare che la situazione degli occupati in difficoltà peggiori ancora di più” afferma Longobardi
Un rapporto del Centro studi di Unimpresa ha rivelato che il 15% degli italiani è a rischio povertà, pari a 8 milioni e 440 mila. Il numero è in leggera discesa di circa 28mila unità rispetto al 2022. Nelle zone ad altissimo rischio ci sono quasi 2 milioni di disoccupati a cui vanno sommati 6,6 milioni di cosiddetti “working poor“, ovvero coloro che non guadagnano abbastanza e non riescono a tenere il passo con il costo della vita. Oltre 5 milioni di soggetti vivono in povertà assoluta, un dato che fa aumentare il numero degli italiani in difficoltà parziale o estrema a quasi 14 milioni.
Secondo quanto riportato dal rapporto del Centro studi di Unimpresa, che ha elaborato dati Istat, il 14,4% della popolazione italiana vive un disagio sociale a causa della propria condizione economica. Ecco cosa dicono i dati:
“Ci concentriamo su questo fenomeno da quasi 10 anni. La vera sfida del governo, che comunque sta operando in maniera positiva, ancorchè non pienamente soddisfacente, sta nell’arrivare a fine anno con questo numero, quello dell’area di disagio sociale, più contenuto rispetto all’attuale 8,5 milioni: serve una traiettoria nuova, un cambio di passo verso un orizzonte diverso. È un obiettivo ambizioso, ma a nostro avviso raggiungibile. Si tratta di creare le condizioni affinchè le imprese possano crescere, investire e creare nuova occupazione. La ricetta è semplice: meno burocrazia e meno tasse, con una quota consistente di incentivi per chi crea nuova, stabile occupazione. Il consiglio dei ministri in programma martedì è un’occasione formidabile anche da questo punto di vista“, commenta il presidente onorario di Unimpresa, Paolo Longobardi.
“Mentre vanno definiti sostegni, misure emergenziali e misure per il reinserimento a livello occupazionale per i poveri, è dunque indispensabile evitare che la situazione degli occupati in difficoltà peggiori ancora di più” aggiunge.
“Quello dei poveri è un vero e proprio dramma e chi, come me, ogni giorno trascorre del tempo tra le persone, nei negozi e nei mercati si rende conto delle difficoltà delle persone. Chi ha impresa e da lavoro: crea dignità ed è proprio questo aspetto che sta venendo a mancare. La perdita di lavoro o una retribuzione da fame rappresentano un elemento di vergogna per molti, in tanti hanno timore di chiedere un aiuto economico. Dobbiamo combattere proprio questo e il governo, se davvero vuole mantenere le promesse fatte fin qui, deve creare le condizioni per far lavorare al meglio le imprese. Noi non crediamo nei sussidi a tempo indeterminato e siamo convinti che i posti di lavoro possano nascere solo dalle imprese, adeguatamente sostenute in termini normativi e in termini fiscali” conclude Longobardi.
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