“È indispensabile evitare che la situazione degli occupati in difficoltà peggiori ancora di più” afferma Longobardi
Un rapporto del Centro studi di Unimpresa ha rivelato che il 15% degli italiani è a rischio povertà, pari a 8 milioni e 440 mila. Il numero è in leggera discesa di circa 28mila unità rispetto al 2022. Nelle zone ad altissimo rischio ci sono quasi 2 milioni di disoccupati a cui vanno sommati 6,6 milioni di cosiddetti “working poor“, ovvero coloro che non guadagnano abbastanza e non riescono a tenere il passo con il costo della vita. Oltre 5 milioni di soggetti vivono in povertà assoluta, un dato che fa aumentare il numero degli italiani in difficoltà parziale o estrema a quasi 14 milioni.
Cosa dicono i dati
Secondo quanto riportato dal rapporto del Centro studi di Unimpresa, che ha elaborato dati Istat, il 14,4% della popolazione italiana vive un disagio sociale a causa della propria condizione economica. Ecco cosa dicono i dati:
- 8,5 milioni di persone su un totale di 59,1 milioni di cittadini italiani vive una condizione di disagio sociale;
- negli ultimi anni i poveri sono più che raddoppiati salendo da 2,4 milioni a 5,6 milioni;
- i “working poor” sono passati da 6 milioni e 551mila soggetti a 6 milioni e 603mila soggetti, con una crescita di 52mila unita’ (+0,8%);
- i disoccupati, tra il 2022 e il 2023, sono passati da 2 milioni e 27 mila a 1 milione e 947mila;
- i lavoratori con contratto a termine part time sono passati da 867mila a 920mila;
- i lavoratori con contratto a termine e a tempo pieno sono calati da 2 milioni e 114mila a 2 milioni e 21mila;
- i lavoratori con contratto a tempo indeterminato part time involontario hanno subito un aumento di 17mila unità: da 2 milioni e 638mila a 2 milioni e 655mila;
- i lavoratori con contratti di collaborazione sono aumentati di circa 2mila unita’ (+0,8%) da 248mila a 250mila;
- gli autonomi part time sono cresciuti di 73mila unita’ (+10,7%) da 684mila a 757mila.
“Quello dei poveri è un vero e proprio dramma”, spiega Longobardi
“Ci concentriamo su questo fenomeno da quasi 10 anni. La vera sfida del governo, che comunque sta operando in maniera positiva, ancorchè non pienamente soddisfacente, sta nell’arrivare a fine anno con questo numero, quello dell’area di disagio sociale, più contenuto rispetto all’attuale 8,5 milioni: serve una traiettoria nuova, un cambio di passo verso un orizzonte diverso. È un obiettivo ambizioso, ma a nostro avviso raggiungibile. Si tratta di creare le condizioni affinchè le imprese possano crescere, investire e creare nuova occupazione. La ricetta è semplice: meno burocrazia e meno tasse, con una quota consistente di incentivi per chi crea nuova, stabile occupazione. Il consiglio dei ministri in programma martedì è un’occasione formidabile anche da questo punto di vista“, commenta il presidente onorario di Unimpresa, Paolo Longobardi.
“Mentre vanno definiti sostegni, misure emergenziali e misure per il reinserimento a livello occupazionale per i poveri, è dunque indispensabile evitare che la situazione degli occupati in difficoltà peggiori ancora di più” aggiunge.
“Quello dei poveri è un vero e proprio dramma e chi, come me, ogni giorno trascorre del tempo tra le persone, nei negozi e nei mercati si rende conto delle difficoltà delle persone. Chi ha impresa e da lavoro: crea dignità ed è proprio questo aspetto che sta venendo a mancare. La perdita di lavoro o una retribuzione da fame rappresentano un elemento di vergogna per molti, in tanti hanno timore di chiedere un aiuto economico. Dobbiamo combattere proprio questo e il governo, se davvero vuole mantenere le promesse fatte fin qui, deve creare le condizioni per far lavorare al meglio le imprese. Noi non crediamo nei sussidi a tempo indeterminato e siamo convinti che i posti di lavoro possano nascere solo dalle imprese, adeguatamente sostenute in termini normativi e in termini fiscali” conclude Longobardi.