La tecnica del cloud seeding per provare a controllare le piogge è stata citata come una delle cause degli allagamenti negli Emirati Arabi
Le recenti inondazioni che hanno colpito gli Emirati Arabi Uniti, in particolare a Dubai dove oltre 140 ml di pioggia sono caduti in 24 ore, hanno suscitato grande sorpresa, specialmente considerando che alcune regioni hanno registrato più di 250 millimetri di pioggia, quantità che supera l’intera media annuale di precipitazioni nel paese. Questo fenomeno è particolarmente straordinario per un paese noto per le sue città sviluppate nel deserto.
Negli ultimi giorni, sono emerse teorie e speculazioni riguardo alla possibilità che le intense e improvvise precipitazioni siano state causate da errori legati alla pratica del cloud seeding, un metodo che mira ad aumentare la quantità di pioggia manipolando le nuvole attraverso l’introduzione di sostanze specifiche.
Il concetto di cloud seeding, o “inseminazione delle nuvole”, ha origini che risalgono alla fine della Seconda guerra mondiale e da allora, la comprensione di questa tecnica è notevolmente avanzata, anche se periodicamente vengono sollevati dubbi sulla sua efficacia e convenienza.
In sintesi ogni nuvola è composta da minuscole goccioline d’acqua, formate dai processi di evaporazione degli oceani, dei mari, dei fiumi e anche dall’umidità del suolo e della vegetazione. Il vapore acqueo si alza nell’atmosfera attraverso i venti, e quando incontra nuclei di condensazione, si forma la pioggia.
I pionieri del cloud seeding si sono chiesti se fosse possibile accelerare o potenziare questo processo introducendo artificialmente nuclei di condensazione. Inizialmente, furono utilizzati il ghiaccio secco e successivamente lo ioduro d’argento, simile alla struttura dei cristalli di ghiaccio nelle nuvole. Oggi, le tecniche simili coinvolgono una varietà di sali, più pratici e meno inquinanti.
Il cloud seeding è stato sviluppato principalmente nei paesi afflitti dalla siccità periodica o situati in zone desertiche, come gli Emirati Arabi Uniti.
In questi luoghi, il Centro nazionale di meteorologia ha condotto ricerche e sperimentazioni per decenni, rendendo il cloud seeding una pratica comune. Aerei appositamente attrezzati rilasciano i sali nelle nuvole, mentre le attraversano, nel tentativo di aumentare le precipitazioni.
Durante le prime sperimentazioni del cloud seeding nel secondo dopoguerra si era valutata la possibilità di impiegare la pratica per produrre grandi eventi atmosferici, ma da tempo è diventato evidente che l’impatto dell’inseminazione delle nuvole è limitato e non può portare alla modifica di forti e complesse perturbazioni.
Gli Emirati Arabi Uniti utilizzano la semina almeno dal 2002 per affrontare i problemi di siccità: il Centro nazionale di meteorologia dell’emirato, secondo quanto riferisce l’agenzia Bloomberg, ha dichiarato di aver seminato le nuvole il 14 e 15 aprile, ma non il 16 aprile, il giorno dell’alluvione.
Il centro meteorologico non ha confermato l’informazione ad altri media. Se questa tecnica è stata utilizzata alla vigilia del nubifragio, meno chiaro è in quale misura abbia contribuito alla quantità inedita di pioggia caduta sull’hub finanziario e commerciale del Golfo.
L’inseminazione delle nuvole non funziona dal nulla: le sostanze chimiche devono essere iniettate nelle nuvole esistenti. Si è dimostrata efficace quando si rivolge alle nuvole pluviali nelle aree montuose – in altre parole, quando mira ad aumentare la pioggia.
Ci sono invece prove scientifiche contrastanti riguardo alla sua efficacia sulle nuvole che potrebbero non portare pioggia, nelle regioni pianeggianti e durante la siccità.
I progetti di semina a lungo termine hanno aumentato il manto nevoso in aree circoscritte delle montagne americane del Nevada di circa il 10% all’anno, secondo una ricerca dell’istituto no-profit Desert Research Institute. Risultati simili sono stati registrati nella Snowy Range e nella Sierra Madre Range del Wyoming, oltre che nelle Snowy Mountains dell’Australia.
Sugli Emirati Arabi Uniti e in particolare Dubai si è assistito a un anomalo transito di un fronte nuvoloso che ha scaricato in poco tempo grandi quantità di pioggia sul quale il cloud seeding sarebbe stato irrilevante, hanno segnalato diversi esperti.
Lo scienziato del clima Daniel Swain ha detto al Guardian: “È importante capire le possibili cause della pioggia da record di questa settimana su Dubai e parte della penisola araba. Il cloud seeding ha avuto un ruolo? Probabilmente no! Ma che dire del cambiamento climatico? Probabilmente sì!”.
Diversi altri esperti come Swain hanno infatti segnalato che la perturbazione sugli Emirati è stata probabilmente esacerbata dagli effetti del cambiamento climatico, che negli ultimi anni ha reso più frequenti e potenti molti eventi atmosferici.
Nelle prossime settimane saranno effettuati studi e analisi “di attribuzione” per verificare se il cambiamento climatico abbia avuto un ruolo, come sembra, nella produzione di precipitazioni così intense in poco tempo.
L’inseminazione delle nuvole è stata sviluppata negli anni ’40 ed è diventata popolare negli Stati Uniti negli anni ’50 e ’60, quando gli agricoltori, le società idroelettriche e le stazioni sciistiche hanno beneficiato di precipitazioni aggiuntive.
Nei decenni successivi, però, il fenomeno è caduto in disuso a causa dell’esaurimento dei finanziamenti governativi, in seguito alle rivelazioni che gli Stati Uniti avevano messo in atto un programma militare segreto di semina durante la guerra del Vietnam.
Nel 1977, gli Stati Uniti, la Russia, l’India e alcune nazioni europee hanno firmato la Convenzione sulla modificazione ambientale che vieta le tecniche di modificazione del tempo per scopi militari.
Altri Paesi la stanno esplorando, poiché l’accelerazione dei cambiamenti climatici aggrava la siccità e la lotta per l’acqua. Viene utilizzata negli Stati occidentali degli USA e nei Paesi europei, tra cui Francia e Spagna. La Cina la utilizza regolarmente per l’irrigazione e per regolare le precipitazioni a Pechino, anche durante le Olimpiadi del 2008.
Il crescente utilizzo di questa tecnologia ha portato alla formazione di un gruppo di lavoro sulla modificazione del tempo all’interno dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (Omm), che in un rapporto del 2023 ha messo in guardia sulla mancanza di conoscenza degli impatti di questa tecnologia.
Altre preoccupazioni riguardano l’alterazione dei modelli meteorologici esistenti a livello locale, che può portare a condizioni indesiderate come la grandine nelle aree agricole.
Gli esperti dell’Omm avvertono anche che le sostanze chimiche come lo ioduro d’argento sono tossiche e il loro uso dovrebbe essere monitorato per i potenziali effetti nocivi sulla salute e sull’ambiente.
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