Oggi, 12 giugno, si celebra la Giornata mondiale contro il lavoro minorile: ecco tutto quello che c’è da sapere su questa ricorrenza e i dati nel mondo
Ogni anno, il 12 giugno, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, insieme ai suoi membri e partner globali, celebra la Giornata mondiale contro il lavoro minorile. Quest’anno, la giornata si concentrerà sulla commemorazione del 25esimo anniversario dell’adozione della Convenzione OIL n. 182 sulle Forme Peggiori di Lavoro Minorile nel 1999, la quale nel 2020 è stata universalmente ratificata, diventando la prima Convenzione dell’OIL ad ottenere tale ratifica universale. Durante questa giornata, si inviteranno tutti gli Stati membri che non l’hanno ancora fatto ad aderire alla ratifica della Convenzione n. 138, oltre a essere un’occasione per ribadire l’importanza di migliorare l’attuazione delle due Convenzioni fondamentali dell’OIL sul lavoro minorile: la Convenzione n. 182 e la Convenzione n. 138 sull’Età Minima per l’Accesso al Lavoro (1973). Ma vediamo tutto ciò che c’è da sapere a proposito di questa giornata così importante.
Nel 2002, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) ha istituito la Giornata Mondiale contro il Lavoro Minorile per sensibilizzare sul diffuso fenomeno del lavoro minorile a livello globale. Tale giornata mira anche a evidenziare le azioni necessarie per prevenire e combattere il lavoro minorile. Ogni 12 giugno, questa giornata unisce governi, organizzazioni imprenditoriali e sindacali, la società civile e milioni di persone in tutto il mondo per mettere in luce la difficile situazione dei bambini sottoposti a questa pratica e discutere le misure necessarie per aiutarli.
Nonostante nel corso del tempo siano stati compiuti numerosi avanzamenti nella diminuzione del lavoro minorile, recentemente si è notata una svolta negativa su scala globale.
Oltre 1,5 milioni di individui nel mondo si trovano coinvolti in conflitti armati, violenze e condizioni di vulnerabilità, mentre ogni anno più di 200 milioni di persone subiscono gli impatti dei disastri naturali. Di queste, un terzo sono bambini. La maggior parte dei 168 milioni di bambini sfruttati nel lavoro minorile abita in zone colpite da conflitti o calamità naturali. E diverse Giornate mondiali contro il lavoro minorile hanno posto l’attenzione sull’effetto di questi eventi su questa fascia di popolazione.
Le guerre e i disastri naturali hanno conseguenze devastanti sulle persone coinvolte. Oltre a causare morte e ferite, costringono le persone a fuggire dalle proprie case, distruggono il loro modo di vivere e le loro risorse, spingendole verso la povertà e rendendole vulnerabili a varie forme di violazioni dei diritti umani. I bambini sono particolarmente colpiti: le scuole e i servizi fondamentali a loro dedicati vengono spesso distrutti. Molti di loro diventano rifugiati, sia in altri Paesi che all’interno dei confini nazionali, esponendosi al rischio di sfruttamento e lavoro minorile.
Globalmente, circa 160 milioni di bambini dai 5 ai 17 anni sono coinvolti nell’exploit lavorativo, di cui quasi la metà, pari a 79 milioni, costretti a svolgere compiti duri e pericolosi, con possibili impatti sulla loro salute e sviluppo psicofisico.
In Italia, la Costituzione (articoli 37 e 34), la Legge 977 del 1967 e le successive normative proteggono i giovani regolamentando l’età di ingresso nel mondo del lavoro. La legge consente agli adolescenti di iniziare a lavorare a 15 anni solo se hanno completato l’obbligo scolastico di 10 anni, il che posticipa l’effettiva opportunità di lavoro fino al raggiungimento dei 16 anni.
Tuttavia, quanti sono i giovani che lavorano prima di questa età legale? I numeri sono probabilmente sottostimati a causa della mancanza di un monitoraggio sistematico nel nostro Paese che possa definire in modo preciso e continuativo l’entità del fenomeno.
Secondo uno studio condotto da Save The Children, in Italia circa 336.000 minori tra i 7 e i 15 anni hanno avuto esperienze lavorative, rappresentando circa il 6,8% della popolazione di quella fascia d’età. Inoltre, il 20% dei 14-15enni ha lavorato prima dell’età legale consentita, corrispondente a 1 minore su 5.
Molte delle esperienze lavorative segnalate si concentrano nel settore della ristorazione (25,9%) e nelle attività di vendita al dettaglio (16,2%), ma emergono anche nuove forme di lavoro, come quelle online (ad esempio, pubblicità, video, contenuti sui social media a pagamento, e-commerce), coinvolgendo il 5,7% dei partecipanti che hanno dichiarato di aver lavorato nell’ultimo anno.
Quasi la metà dei giovani intervistati ha indicato di aver ottenuto il lavoro attraverso i propri genitori, evidenziando così che una parte significativa del fenomeno del lavoro minorile ha radici familiari.
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