La storia del cinema iraniano racconta quanto sia difficile per i registi arrivare sui palchi importanti del mondo, a causa della legge che censura e ostacola gli artisti
A una coppia di registi iraniani è stata negata la possibilità di assistere alla prima mondiale del loro film a Berlino. Il governo iraniano ha ritirato i loro passaporti. Le rigide norme che regolano la produzione cinematografica nel Paese impediscono di mostrare pubblicamente la società. I registi, 54 e 43 anni erano assenti durante l’anteprima mondiale di “My Favourite Cake“, ma il film in concorso per l’Orso d’Oro, ha ricevuto una standing ovation. Maryam Moghaddam e il compagno Behtash Sanaeeha hanno detto di voler “ritrarre la vera immagine delle donne iraniane, che sono state bandite dal cinema iraniano dalla rivoluzione islamica“, “dedichiamo il nostro film al coraggio delle donne iraniane“.
“Mahin, 70 anni, vive da sola a Teheran da quando suo marito è morto e sua figlia è partita per l’Europa. Un pomeriggio, un tè con gli amici la porta a rompere la sua routine solitaria e a rivitalizzare la sua vita amorosa. Ma mentre Mahin si apre a una nuova storia d’amore, quello che inizia come un incontro inaspettato si evolve rapidamente in una serata imprevedibile e indimenticabile“, si legge nel sito del Filmfest di Berlino sul film My favorite cake.
Il regime di Teheran ha impedito agli autori di assistere alla prima mondiale del loro film e loro hanno voluto inviare un messaggio di libertà dedicato alle donne nella repubblica islamica. “Dedichiamo liberamente e con orgoglio la prima di questo film alle donne libere e coraggiose del nostro Paese, che sono sempre state in prima linea nelle lotte sociali e nei cambiamenti, e che stanno cercando di abbattere il muro delle credenze false, obsolete e fossilizzate, e che si sacrificano per la libertà“, hanno scritto nel messaggio letto dalla loro attrice protagonista Lily Farhadpour. “Accettiamo le conseguenze“, hanno aggiunto. Il duo aveva già presentato a Berlino il loro precedente film (“Le Pardon”, 2021), vietato in Iran.
La storia del cinema iraniano racconta quanto sia difficile per i registi arrivare sui palchi importanti del mondo, a causa della legge che censura e ostacola gli artisti. Nel 2011, Jafar Panahi aveva inviato il suo film a Berlino nascondendo la chiavetta USB con il file dentro una torta.
“Per molto tempo i registi iraniani hanno realizzato i loro film secondo regole estremamente complicate. Si deve rimanere sempre entro una linea rossa, superarla potrebbe rendere impossibile lavorare per anni. E si può arrivare anche a complicate cause giudiziarie. È un’esperienza dolorosa che conosciamo bene“. “Abbiamo deciso di ignorare tutte le linee restrittive e di accettare le conseguenze della nostra scelta di mostrare la situazione reale delle donne iraniane”, hanno dichiarato Maryam Moghaddam e Behtash Sanaeeha. “Ci sentiamo come genitori a cui è vietato anche solo guardare il proprio figlio appena nato. Oggi non ci è stato permesso di goderci il film con voi, il fantastico pubblico di questo festival cinematografico. Siamo tristi e stanchi, ma non siamo soli”, hanno aggiunto. “My Favourite Cake è un film realizzato per celebrare la vita. È una storia basata su quella che è la realtà della vita quotidiana di molte donne della classe media in Iran. Parla della solitudine che le donne devono affrontare in età avanzata. È una storia che non viene raccontata spesso, che contraddice l’immagine comune delle donne iraniane, quando assaporano i brevi e dolci momenti della vita”.
Moghaddam e Sanaeeha hanno spiegato che fare film sotto la censura iraniana è diventato sempre più insostenibile. “In una situazione così deplorevole, cerchiamo sempre di rappresentare la realtà della società iraniana nei nostri film. È una realtà spesso oscurata da strati di censura. Crediamo che non sia più possibile raccontare la storia di una donna iraniana rispettando queste linee guida”, hanno dichiarato. “Per noi questo è un modo incomprensibile di agire da parte del governo iraniano”. “Per anni, i registi iraniani hanno girato film sotto regole restrittive, obbedendo a linee guida che, se oltrepassate, possono portare ad anni di sospensione, proibizioni e complicate cause giudiziarie. È un’esperienza dolorosa, che abbiamo vissuto più volte”. Hanno concluso scrivendo che sperano un giorno di proiettare il loro film My Favorite Cake in Iran.
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