L’Intelligenza Artificiale toglierà il lavoro a molti, anche in Italia. La questione è sul tavolo del Governo: cosa sta accadendo
Da quando OpenAI ha lanciato il suo chatbot a livello mondiale, la società sembra avviata ad usare l’intelligenza artificiale nel lavoro e nella vita di tutti giorni. In realtà la rivoluzione era iniziata già molti anni fa, solo che noi non lo sapevamo perché l’AI non era ancora ‘democratizzata’, nel senso che veniva utilizzata già da molte aziende, ma non dal pubblico.
Sono più di dieci anni che le macchine svolgono determinate mansioni, soprattutto nell’industria. Per esempio, chi lavora in fabbrica ad oggi ha il supporto continuo dei macchinari, il livello di ‘alienazione’ che si denunciava anni fa è molto calato in termini di mansioni: l’operaio può spostarsi da una postazione all’altra, e c’è sempre meno sforzo fisico.
Questa sostituzione con le macchine sta arrivando anche nel settore terziario: sono sempre di più le aziende che acquistano licenze per l’utilizzo di ChatGPT e intelligenze artificiali di altri marchi, per semplificare analisi dati, e tante altre mansioni che prima erano manuali e richiedevano molto più tempo.
Cosa succederà nei prossimi anni per colpa delle intelligenze artificiali: quante persone rischiano il lavoro
La tendenza dei prossimi 30 anni sarà quella di automatizzare sempre di più il lavoro, con l’AI capace di sostituire l’uomo in diverse mansioni, e questo comporterà un’inevitabile e cospicua perdita di posti di lavoro, ma attenzione a semplificare perché la questione è molto più articolata di quanto si possa pensare.
L’intelligenza artificiale avrà un importante impatto sul lavoro pubblico secondo le statistiche, con 1,8 milioni di dipendenti che dovranno farci i conti e circa 200mila che rischiano di essere sostituiti. Diverse mansioni potrebbero essere tolte agli umani e assegnate alle macchine. Il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ha però sottolineato la necessità di affrontare il cambiamento senza paura in quanto siamo di fronte a un punto di non ritorno.
Di fronte all’esaurimento di alcune attività, ne nasceranno di nuove e ci si dovrà reinventare, proprio perché l’AI, almeno al momento, viene intesa come supporto del lavoro dell’uomo e non come strumento sostitutivo. Le Intelligenze Artificiali si chiamano così per semplificazione ma in realtà la loro intelligenza è vuota, schematica, proprio perché a-sentimentale, non hanno coscienza ed è questo il punto di forza delle aziende: nessuno potrà mai sostituire l’uomo.
Inoltre – ricorda Zangrillo – nei prossimi otto anni, entro il 2032, un milione di attuali lavoratori della PA andrà in pensione. Il processo di ricambio è iniziato e quest’anno saranno assunte circa 170 mila persone. Ciò significa che bisognerà rimboccarsi le maniche perché l’Italia è molto indietro nella digitalizzazione, soprattutto negli uffici della Pubblica Amministrazione, ma una volta compiuto il salto le persone verranno assunte con nuove mansioni e si genereranno ulteriori posti di lavoro.