La vittoria prevista in Sardegna porta i partiti di Elly Schlein e Giuseppe Conte verso nuovi orizzonti, ma non tutti sono convinti della possibile alleanza Dem e pentastellati. In vista delle amministrative a Reggio Emilia, infatti, un gruppo storico di grillini della prima ora ha deciso di lasciare il gruppo territoriale (una sorta di direttivo locale) in previsione di una possibile larga intesa con il Pd. Portavoce di questo disagio Paola Soragna che, pur rimanendo nel Movimento, ha dichiarato in una nota diffusa nella giornata di ieri: “Lascio con molta amarezza. Motivo? L’annunciato buon esito della trattativa per l’ingresso in coalizione col Pd”.
Una rottura che Soragni certifica sulle colonne de Il Resto del Carlino, dove specifica: “Stamattina ci è arrivata una comunicazione scritta dal MoVimento nella quale si annuncia il buon fine del progetto di coalizione dopo l’incontro di sabato col Pd. Ho resistito fino adesso, ho partecipato ai summit e non mi ci sono mai ritrovata. Non condivido la scelta del coordinamento provinciale e regionale”.
“I principi di legalità e trasparenza – continua Soragni – di rispetto dell’ambiente, della dignità del lavoro, della cura della città sono tutti i temi cari alla sottoscritta, ma che non hanno trovato risposte nella maggioranza, che al centro storico preferisce i centri commerciali, che al cittadino e alla qualità della vita preferisce le antenne, che alla salute dei cittadini preferisce il Forsu senza centralina fissa per controllo della qualità dell’aria, che all’ospedale preferisce far pagare il biglietto per la sosta mentre il giudice di Reggio dice che ciò è illegittimo in caso di necessità. Ho firmato esposti per certe condotte dell’Amministrazione, dalla questione dell’appalto del parcheggio Mediopadana fino alle nomine dei dirigenti. Ecco perché col Pd non ci sto…”.
Intanto però, Dem e pentastellati, dopo il successo sardo, hanno dimostrato che uniti possono essere competitivi e causare fastidi nella coalizione di centrodestra. Soprattutto il risultato di Todde può essere di buon auspicio per le amministrative abruzzesi alle porte e potrebbe dare nuova energia per chiudere le partite ancora aperte in Basilicata, Piemonte e Umbria. Ma guai, almeno per ora, parlare di campo largo.
Dopo i risultati in Sardegna, tuttavia, l’aria che si respira su entrambi i fronti sembra non essere del tutto cambiata, almeno nelle prime ore dopo il voto. “Senza Pd non si vince”, spiegano fonti Dem. Dalle parti del M5s, invece, si indicano i voti confluiti anche alle altre liste per la candidata sarda senza simboli di partito e soprattutto si evidenzia l’importanza di un candidato forte che aiuta nel trasportare il consenso.
“Dove c’è stato un confronto aperto e si è partiti dalle esigenze dei cittadini, come in Sardegna, – spiega chi è più vicino al presidente Conte – si è riusciti a trovare un’intesa e a raggiungere un risultato importante. Ma la specificità della Sardegna non si può applicare in fotocopia in Basilicata e Piemonte, ad esempio. La linea resta quella della cautela: no a fusioni a freddo o cartelli elettorali, “si parta dai programmi e dai territori”.
Fonti del Pd invece spiegano: “Lo spirito della segretaria è sempre stato unitario nella scelta dei candidati e così sarà per le prossime occasioni. I 5s ora possono sfruttare l’occasione per essere più generosi o chiudersi a riccio”. Ma è Dario Franceschini, promotore dell’alleanza giallorossa a rompere gli indugi. “La Sardegna indica che la strada imboccata tra mille difficoltà nel settembre 2019 era quella giusta. Ora va percorsa con convinzione e generosità”, scrive.
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