Fleximan, Enrico Mantoan sembra essere l’uomo di 42 anni indagato dalla procura di Rovigo: dirigente di Forza Nuova e no vax
Si chiama Enrico Mantoan, 42 anni, operaio manutentore di un’azienda di gas, il presunto Fleximan indagato dalla procura di Rovigo: l’uomo, ex vigile del fuoco, era stato anche il segretario provinciale di Forza Nuova.
Fino a poco tempo fa Mantoan viveva a Este, in provincia di Padova, ma ha poi cancellato la residenza e si è trasferito in un B&B ad Ariano Polesine, Rovigo.
Gli investigatori lo hanno individuato esaminando vari filmati di videosorveglianza e incrociandoli con le celle telefoniche attivate dal suo telefonino. Ieri, la casa del sospettato è stata perquisita dalle autorità, che hanno sequestrato materiale ritenuto utile per le indagini.
Enrico Mantoan è il vero Fleximan?
La Procura di Rovigo accusa il sospettato di “danneggiamento aggravato a beni esposti per necessità o consuetudine alla pubblica fede e di interruzione di pubblico servizio” per l’abbattimento di cinque autovelox fissi nei comuni di Bosaro, Corbola, Taglio di Po e Rosolina.
Le indagini, ha fatto sapere la procura di Rovigo in una nota, sono state delegate ai carabinieri di Adria, del Nor, che hanno eseguito accertamenti sui luoghi e varchi.
Svolte anche indagini di natura tecnica, riscontri su tabulati e celle, perquisizione e sequestri, acquisizioni denunce-querele e altra attività di indagine.
Le telecamere di videosorveglianza di Rosolina, in provincia di Rovigo, avrebbero immortalato il 3 gennaio scorso alle 21.30 lungo la statale 309, all’altezza del chilometro 71,760, un uomo che si avvicina all’autovelox e ne taglia la base.
Mantoan è accusato di cinque danneggiamenti: due a Bosaro, il 19 maggio e il 19 luglio dell’anno scorso, poi a Corbola e a Taglio di Po il giorno della vigilia di Natale e infine proprio a Rosolina, su un totale di sedici abbattimenti avvenuti in Veneto.
“Dopo la diffusione delle mie foto sui giornali e alla tivù, molti mi riconoscono al bar e per strada, mi fotografano, mi chiedono addirittura un selfie. Mi hanno chiesto di partecipare a trasmissioni televisive, mi vogliono in radio, mi inseguono per intervistarmi. Mi sembra tutto così irreale e strano. Stanno semplicemente facendo delle indagini e io sono semplicemente indagato, nulla di più” afferma Mantoan.
Fa sapere che ha dovuto cambiare casa e che sia stato indicato come un mostro non lo stupisce: “È il modus operandi di fare informazione da parte della sinistra”.
Dice anche di aver dato mandato all’avvocato di querelare chi lo ha chiamato bandito e che questa pressione mediatica “è il prezzo che si subisce quando sei di destra. Per la stampa di sinistra sono un criminale, un bandito. Poco gli importa del fatto che io sia semplicemente un indagato. Per loro, evidentemente, io già merito una condanna per il solo fatto di essere dalla parte sbagliata”.
Mantoan afferma che quando i carabinieri si sono presentati a casa sua per la perquisizione “sono stati molto gentili e mi hanno chiesto di consegnare il cellulare. Hanno sequestrato un cellulare e due tablet. Sui giornali e in televisione sono state dette tante inesattezze e falsità. Nessun sequestro di attrezzi o arnesi. Alcuni giornali hanno persino parlato di una mia confessione, ma è assolutamente falso”.
Degli autovelox invece pensa “che nella maggior parte dei casi si tratta di strumenti utilizzati unicamente per fare cassa, non certo per tutelare la sicurezza. Se l’obiettivo fosse realmente la sicurezza, i Comuni si impegnerebbero in primis nella manutenzione delle strade, che rimangono piene di buche e non vengono asfaltate”.
Infine conclude affermando che: “Ora il mio legale Giorgia Furlanetto è in contatto con un consulente informatico, che affiancherà la difesa”.