Fratelli d’Italia ha presentato un emendamento al decreto Elezioni che consentirebbe il voto per gli studenti fuorisede. La proposta riguarda solo gli studenti lontani dalla propria città da almeno tre mesi ed esclude altre categorie come, ad esempio, i lavoratori. Si stima che circa 400mila studenti, l’8,2% del totale degli italiani fuori sede, potrebbero essere interessati al voto.
Se l’emendamento dovesse passare, il processo di voto sarebbe abbastanza complesso. Gli studenti fuorisede dovrebbero presentare una richiesta al proprio comune di residenza almeno 35 giorni prima delle elezioni. L’amministrazione ha 15 giorni per approvare la richiesta e inviarla al comune di domicilio, che dovrebbe fornire un’autorizzazione da presentare al seggio entro 5 giorni prima del voto.
A seconda della circoscrizione elettorale, lo studente voterà in una sezione speciale nel capoluogo della Regione dove studia (una ogni 800 elettori fuori sede) se è nella stessa circoscrizione, o in un seggio del Comune in cui vive se è in una circoscrizione diversa.
L’introduzione del voto per gli studenti fuorisede, anche se limitata alle elezioni europee, rappresenterebbe un importante passo avanti. La speranza è che questa misura possa essere estesa anche ad altre consultazioni elettorali in futuro, garantendo a tutti i cittadini il diritto di voto, indipendentemente dalla loro residenza.
Il decreto elezioni non punta solo a modificare le modalità di voto per gli studenti fuori sede, ma ha acceso anche un ampio dibattito politico sulla possibilità di un terzo mandato per i sindaci.
Il governo, infatti, ha recentemente approvato un decreto legge (Dl 7/2024) che stabilisce le date e gli orari delle elezioni europee di giugno 2024 e che modifica il Testo Unico degli Enti Locali (Tuel), aumentando a 3 il limite massimo di mandati per i sindaci dei comuni con una popolazione tra 5 e 15mila abitanti e rimuovendo il limite per i comuni più piccoli. Questo per facilitare i piccoli centri che spesso faticano a trovare candidati. Tuttavia, la norma sembra contraddire alcuni principi costituzionali fondamentali, ma non significa necessariamente che sia illegittima. Il dibattito su questo tema è aperto e molto acceso. Come evidenziato da un report di Openpolis, ci sono diversi motivi per riflettere sulla convenienza di concedere a un singolo politico un potere ampio per periodi prolungati.
Anche la raccolta firme per la presentazione delle liste candidate è al centro di discussioni e modifiche. Fratelli d’Italia ha rivisto la proposta sulle regole per la raccolta firme per le prossime elezioni europee. I membri del partito di governo hanno modificato un emendamento che inizialmente escludeva dall’esenzione della raccolta di firme i partiti che avevano ottenuto un seggio in Parlamento solo attraverso l’uninominale. La proposta ha provocato le proteste di +Europa, Alternativa popolare e Sud chiama Nord e FdI ha deciso di tornare sui suoi passi. Il testo riformulato stabilisce che non è necessaria alcuna sottoscrizione di firme per i partiti o gruppi politici che formano un gruppo parlamentare nella legislatura attuale al momento della convocazione dei comizi in una delle due Camere, o che nelle ultime elezioni hanno presentato candidature con il loro simbolo e hanno ottenuto almeno un seggio proporzionale o in un collegio uninominale in una delle due Camere.
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