Pessima notizia per tutti gli italiani che percepiscono l’Assegno di Inclusione. Ci sono diversi profili che lo perdono: ecco quali sono.
L’Assegno di Inclusione è quella misura di assistenza che ha sostituito il Reddito di Cittadinanza. Per ottenerlo ci sono diversi requisiti da rispettare. Infatti è necessario che almeno un membro del nucleo familiare abbia una forma di disabilità (pari almeno al 74%). In alternativa sarà possibile ottenere il beneficio quando in famiglia c’è un minore o qualcuno di età superiore ai 60 anni. Inoltre è importante che tutti i requisiti siano rispettati, quelli relativi al reddito ed al patrimonio.
Allo stesso tempo esiste anche un’altra possibilità, visto che l’assegno viene riconosciuto anche nel caso in cui nel nucleo familiare ci sia qualcuno in condizione di svantaggio, inserito in programmi di cura e assistenza. Adesso però alcuni percettori rischiano di perderlo e per questo bisogna tener presente le ultime novità.
L’Assegno di Inclusione, come abbiamo visto, è una misura di sostegno economico erogata dall’INPS per supportare i nuclei familiari in difficoltà. Tuttavia il mantenimento di questo beneficio richiede il rispetto di una serie di vincoli e prescrizioni. Vediamo insieme quali sono gli obblighi da rispettare per evitare di perdere l’ADI.
Per mantenere l’Assegno di Inclusione è fondamentale partecipare attivamente alle politiche del lavoro. Questo implica la necessità di recarsi presso i servizi sociali comunali competenti entro 120 giorni dalla sottoscrizione del Patto di Attivazione Digitale (Pad). Il mancato rispetto di questo obbligo comporta la sospensione dell’erogazione del beneficio. Inoltre, i beneficiari devono rispondere alle convocazioni dai servizi sociali o dai servizi per il lavoro.
La mancata risposta a queste convocazioni non comporta solo la sospensione, ma anche la decadenza dell’ADI. Tra gli errori che possono portare alla perdita dell’ADI troviamo: non rispettare le convocazioni dai servizi sociali o per il lavoro; non dichiarare un’attività lavorativa entro i termini stabiliti; svolgere lavoro in nero, con conseguente rischio di sanzioni penali; non comunicare variazioni nel nucleo familiare o nel reddito entro i tempi previsti.
I beneficiari dell’ADI possono svolgere attività lavorative, ma devono informare l’INPS tramite il modello Adi-Com. È necessario comunicare l’inizio di un’attività di lavoro subordinato entro 30 giorni. Per chi avvia un’attività di lavoro autonomo, l’informazione deve essere fornita entro il giorno precedente l’inizio dell’attività.
In caso di lavoro autonomo, c’è anche un obbligo informativo trimestrale relativo al reddito percepito. Il mancato rispetto di questi obblighi comporta la decadenza dall’ADI. Infine la decadenza dall’ADI può verificarsi anche in caso di variazioni nella composizione del nucleo familiare o del reddito.
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